L’ingresso di Clemente VIII nella Forlì del Cinquecento, l’accoglienza dei forlivesi tra archi trionfali e festeggiamenti
Ippolito Aldobrandini nella piazza del Duomo come si presentava nel Seicento
L'8 maggio 1986 venne in visita a Forlì Giovanni Paolo II, fu la prima visita di un Papa in Romagna dopo l'Unità d'Italia (l'ultimo era stato Pio IX 129 anni prima). Qui però si va ancora più indietro nel tempo. Ippolito Aldobrandini, papa Clemente VIII, fu qualche giorno da queste parti nei giorni in cui Ferrara veniva annessa allo Stato Pontificio. Venerdì 8 maggio 1598 alle ore 21 fece l’entrata solenne nella città estense dove si trattenne per diversi giorni, in seguito “partì per Roma per terra, facendo la via di Bologna, di dove per la via Emilia s’incaminò verso la Città di Forlì”. Clemente VIII entrò in città il nei primi giorni di dicembre del 1598 da Porta Schiavonia con prelati, cavalieri e fanteria preceduti dal Santissimo Sacramento secondo quanto scritto da Sigismondo Marchesi nelle sue cronache.
L'accoglienza all'ingresso della città fu data dalle autorità locali e da dodici fanciulli vestiti di damasco bianco che agitavano rami d'ulivo argentati.
Ve ne erano altri dodici “in habito di veluto nero con collane d’oro ad armacollo, e in mano una mazza con l’arme di Sua Santità intagliata”. Furono offerte le chiavi della città “in un bacile d’argento” da Fabrizio Marcianesi “Segretario della Comunità” ma il Santo Padre le restituì in quanto certo della fedeltà dei forlivesi. Quindi procedette in lettiga verso il Duomo, accolto da folla festante e archi costruiti in suo onore.
S’intrattenne con i Novanta Pacifici, lodandoli perché continuassero “à mantenere la Città in pace”. In realtà qualche anno – nel 1592 - prima ne aveva decretato lo scioglimento “per sinistre informationi presentate a Sua Santità da alcuni maligni”. In tale occasione, però, “mostrò Clemente volto sereno al Magistrato del Sacro Numero, e confortolli all’osservanza delle loro lodevoli constitutioni”.
In giro per Forlì “andò sempre mostrando di gradire al sommo gli honori, che se li facevano, mirando con occhio benigno ogni cosa, e specialmente du Archi Trionfali con varij emblemi, & imprese alludenti al suo nome, e casa, che se gli erano eretti, uno dall’habitatione di Francesco Asti, l’altro da quella di Girolamo Gnocchi”.
Dopo la messa di ringraziamento, si recò a Palazzo per la cerimonia del baciapiede.
Infatti, il Papa sceso dalla lettiga giunse in Cattedrale “dove ringratiò la Maestà dell’Altissimo con divota oratione, indi passò a Palazzo, dove li furono baciati li piedi da li Magistrati, e da molti altri Cittadini, poi si ritirò à riposare”.
Giovedì 3 dicembre “tornò di nuovo il Pontefice al Duomo, ove disse la messa con intervento di popolo innumerabile”. Fattosi poi “portare in sedia” a Porta Ravaldino “montò a cavallo d’una mula bianca, e partì, havendo lasciato à sudetti fanciulli che l’avevano servito” la somma di “dugento scudi d’oro” e il titolo di cavaliere. Quindi raggiunse Meldola, Forlimpopoli e tornò a Roma.
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