Cronache dal gennaio del 1916 in una Forlì tanto vivace quanto in angoscia per la guerra. Qualche nota dal Diario di Filippo Guarini
“Alle 16 nell'Ospedale della Croce Rossa (già Convitto Normale annesso alla Chiesa di S. Filippo) si fa l’albero di Natale pei soldati feriti, non vi è invito, ma i regali sono copiosi e bellissimi. Al Teatro Comunale si rappresenta Rigoletto”. Con queste parole, Filippo Guarini tratta con sintesi la cronaca del 6 gennaio 1916.
Addentrandosi in altre note sul gennaio 1916 si scopre una città che conserva la sua vivacità culturale nonostante lo strazio della guerra. Guarini, infatti, per il 7 gennaio 1916 scrisse: “Sono sempre pieni il Cinematografo nel corso Vittorio Emanuele, e la Sala Apollo, ove con grande varietà si succedono artisti d'ogni genere, come nei Café ch'han tanto delle grandi città”. Un’immagine ben lontana da quella che da decenni ha voluto Forlì come un cittadone neghittoso. Cinema, teatri, caffè, insomma, pure in contesto tragico come quello della Grande guerra, segno che i forlivesi non si lasciavano rubare la speranza.
La fonte preziosa è, come detto, il “Diario Forlivese”: una monumentale cronaca iniziata nel 1863, compilata a mano in quindici volumi degli avvenimenti locali corredata da una ricca documentazione. Da tempo si parla di una sua digitalizzazione ma ancora, per leggerlo, occorre sfogliare i quadernoni nei Fondi Antichi della Biblioteca Saffi. I volumi, in genere, sono aperti da un frontespizio (ad esempio con la frase: “Anzi tutto sono cattolico ed italiano”), segue la cronaca giorno per giorno, sovente risultano incollati tra le pagine locandine, ritagli di giornale o altro materiale, e ogni anno finisce con una sorta di bilancio consuntivo. Nel Diario si leggono fatti grandi e piccoli che non si trovano sui giornali del tempo, giorno per giorno, dal 1863 al 1920.
Il compilatore partecipa ai dibattiti politici, riporta i sentito dire, vive la città da cittadino cronista, e non rade volte si concede qualche evento mondano a teatro; non lascerà segreta la sua recensione. Il suo contributo, pertanto, è decisivo per ricostruire gli umori e gli accadimenti di Forlì e dintorni. Con regolarità ha descritto, iniziando dalle condizioni meteorologiche, non dimenticando il suo punto di vista vergato con caratteri sempre più compromessi dalla senescenza ma con il carattere sanguigno, benevolo, intransigente, amante della propria città che conservò fino all’ultimo giorno della sua vita.
Così, il 9 gennaio 1916 “si espongono le bandiere a lutto per l’anniversario della morte del Re Vittorio Emanuele II alla Prefettura e agli altri Stabilimenti governativi” mentre “in Duomo, la vera funzione e predica contro la bestemmia”. Nello stesso giorno, “dalla caserma A. Cantoni fuggì un Luogotenente di Vascello austriaco, prigioniero; è aviatore, e fu catturato col suo aeroplano a Verona; conosce molte lingue e dicono avesse un bel gruzzolo di denaro; non è stato possibile di rintracciarlo”. Occorre ricordare che la caserma Cantoni occupava gli spazi che ora sono destinati a museo in San Domenico. L’11 gennaio “è fuggito, e dichiarato disertore, un Sergente del 39° Battaglione di Milizia Territoriale, che dicono possa avere prestato mano all'evasione del Luogotenente aviatore austriaco prigioniero”.
Inoltre, per il 16 gennaio 1916 scrive: “Abbiamo parecchi soldati forlivesi in permesso di 15 giorni dal fronte; si danno il cambio con quelli che vennero per le Feste Natalizie. Tutti parlano dell'eroismo dei nostri combattenti, delle enormi difficoltà della guerra contro l'Austria, dovendosi contrastare il terreno palmo a palmo per le immense e continue fortificazioni, pel freddo e la neve, pel valore del nemico che è sempre superato ma resiste nelle sue formidabili trincee. Certo non si sa come andrà a finire ora che abbiamo anche un Corpo di Spedizione in Albania, che il Montenegro è sconfitto dagli Austriaci (…), e i Dardanelli sono stati abbandonati dai Franco-inglesi”. Al contempo, non dimentica di aggiungere: “Al Teatro si rappresenta Amleto nella nuova riduzione di Diego Angeli”.
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