Un musicista dimenticato e un Teatro Comunale assente da ottant’anni: non è il caso di tornare a pensare a una sua ricostruzione?
Un giovane Nino Rossi nel Teatro Comunale di Forlì
Nino Rossi, ragazzo prodigio, nei giorni che precedono il Natale del 1913 “ad appena diciotto anni è stato nominato Professore alla Scuola Superiore del Conservatorio Klindworth e Schwarenka (Berlino)”. Costui, come riferisce il Pensiero Romagnolo del 21 dicembre 1913, è “italiano e soprattutto forlivese della più bella stirpe”. Così, tra l'altro, si legge: “è onore grandissimo che ben pochi possono conseguire, tanto più che in fatto d'arte pianistica i tedeschi ambiscono di conservare il primato in Europa e nel mondo”. Insomma, “increduli” i berlinesi e i forlivesi, in quel 1913 Nino Rossi spiazzò tutti benché ben noto all'epoca fosse il talento musicale del giovane nato a San Martino in Strada. Aveva infatti debuttato davanti al pubblico con successo ad appena tredici anni, in occasione di un concerto a Bertinoro. Dieci anni dopo insegnerà al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma, vent’anni dopo al Liceo Martini di Bologna e dal 1939 fino alla morte al Conservatorio Verdi di Milano. Si narra che nel 1908, quand’era bambino prodigio, alle continue chiamate del pubblico preferì rincorrere un gattino sul palco del teatro Novelli di Bertinoro.
Non tralasciò la carriera di concertista di tutto rispetto ed essendo dotato di estro compositivo, si dedicò pure a produrre varia musica (tra cui un'opera inedita, La Rondine) e a trascrivere o revisionare opere di Franck, Mozart, Bach, Manfredini. Si annoverano altresì importanti pubblicazioni senza tralasciare che fu nelle condizioni di musicare alcuni versi di Giovanni Pascoli e di Gabriele d’Annunzio.
Nonostante alcuni studi recenti sul personaggio a firma di Michele Raffaelli, Roberta Paganelli o di Filippo Pantieri, il suo nome e tanto più la sua opera restano oscuri ai più, sorte spesso condivisa con altri suoi concittadini su cui si è abbattuta la scure dell’oblio. Forse per il nome dimesso, forse perché esso stesso può essere confuso con il trombettista Nini Rosso del “Silenzio”, forse perché morì non vecchio: a 56 anni, nell’estate del 1952, durante un soggiorno in Alto Adige.
Per Filippo Pantieri, il suo collega Nino Rossi è da ricordare specialmente perché “fu il primo in Italia a eseguire i due concerti di Brahms in un tempo dominato dall'opera” pertanto “seppe attrarre tale interesse su di sé da permettergli di eseguire queste due partiture trascendentali”.
“Come concertista – scrive Michele Raffaelli - fu fuor di dubbio fra i più grandi del suo tempo e memorabili restano le sue interpretazioni bachiane e beethoveniane, per la nitida trasparenza del suono, la morbidezza del tocco, l’assoluto dominio della meccanica strumentale, la consonanza del pathos interpretativo e della forma stilistica allo spirito originale delle partiture”. A proposito di concerti, nella sua Forlì si esibì l’8 aprile 1929, il 28 aprile 1930, il 13 aprile 1931, l’11 gennaio 1936, sempre nel Teatro Comunale che dopo l’autunno del 1944 non fu più ricostruito.
Si legge ancora in “Musica e Musicisti di Romagna” di Michele Raffaelli: “Nino Rossi restò sempre legato alla sua terra d’origine e fin dalla giovinezza manifestò la sua adesione ad ogni iniziativa vòlta a celebrarne i valori più autentici”.
La sua terra d’origine, già. Recentemente sono stati ricordati i fasti del Teatro Comunale di Forlì costruito dall’architetto Cosimo Morelli, danneggiato ottant’anni fa gravemente dalla guerra per poi essere successivamente spianato, e per scelte in controtendenza con città più vivaci mai più ricostruito. Una preziosa bomboniera presente nell’attuale piazza della Misura dal lontano 1776 la cui assenza fa sì che Forlì sia inspiegabilmente orba di un motore culturale che aveva sempre caratterizzato la vita pubblica della Città. E, come sottolineava Andrea Emiliani in un articolo del 1969 “non bisogna nascondersi che la città è ridotta alla dimensione urbanistica un po’ volgarotta che infatti il resto della Romagna le addebita, chiamandola E’ zitadòn”. Ciò, secondo Emiliani, è da attribuirsi anche all’assenza del teatro all’italiana che, tanto per fare un esempio, Rimini ha scelto di ricostruire com’era e dov’era in tempi recenti, investimento con buona rendita. L’articolo, uscito su “Il Giorno” del 3 giugno 1969 è drammaticamente attuale: “L’area è lì intatta – denuncia Emiliani – i quattrini ci sono, ma le opinioni sono divise”. Alla fine hanno sempre prevalso i “non ne vale la pena”, propri di chi vuole che Forlì sia un “zitadòn”. Eppure, come spiegava Emiliani: “Quello di Forlì era un teatro famoso ai suoi tempi, e preparava l’età del melodramma ottocentesco”, ed “era il primo edificio di questo genere a sorgere nella nuova cultura illuministica”, prima della Scala di Milano. E, come spesso succede nelle inconcludenze disamoranti proprie di una città come Forlì: “Le sovvenzioni per i danni di guerra sono ancora là, in attesa, si dice nei caffè”. Pertanto, sperava l’Autore: “Il teatro di Cosimo Morelli attende dunque la sua ricostruzione ed una nuova vita, che è probabilmente quella di sala dedicata a rappresentazioni di minor formato, ad un certo melodramma, alla musica da camera, al teatro classico e a riunioni politiche e culturali”. Cosa che, almeno allora, non era così impossibile perché “ci sono i disegni, esistono rilievi fotografici, sono note – per mano dello stesso Morelli – le linee generali dell’ambiente anche quando a strutture di funzionamento”.
Nino Rossi, nonostante la sua vita breve, ha dovuto vedere il Teatro in polvere. E anche a lui Forlì ha voltato le spalle se è vero che il primo e ultimo concerto commemorativo porta la data del 15 marzo 1953, promosso dagli Amici dell’Arte. Non basta avergli dedicato una via nel quartiere Musicisti. E, unendo la riscoperta di questo concittadino all’opportunità di riconsiderare il Teatro “com’era e dov’era”, pare velleitario, con le speranze dell’anno nuovo, riaprire il caso e sondare il terreno per la ricostruzione del polmone culturale di cui Forlì ha bisogno?
Commenti
Posta un commento