25 agosto: terrore a Forlì

 Ottant’anni fa dal cielo piovvero bombe su piazza Saffi: 74 vittime civili tra la paura e lo strazio dei superstiti

Le macerie del 25 agosto 1944 e la sirena antiaerea del Museo dei Mestieri e Professioni


Venerdì 25 agosto 1944 era giorno di mercato, con la consueta folla in piazza nonostante la guerra ormai in casa. Ci si illudeva che proprio lì le bombe non sarebbero cadute. Eppure in poco tempo la scena si trasformò in tragedia: una formazione dell’aeronautica militare sudafricana che operava sotto comando britannico causò 74 morti, civili tra i 7 e gli 86 anni. 
Si ritiene però opportuno lasciare voce a chi c’era. In genere, la fonte più in uso è “Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945” scritto da Antonio Mambelli. L’autore annota che il 25 agosto 1944 “alle ore 9.16 quattro formazioni di ventitré bombardieri” sganciano numerose bombe “specie sul centro” con “numerosi morti” e “rovine immani”. Il primo lancio è riservato ai “pressi della barriera San Pietro”, dove “sono rimaste semidistrutte le case Flamigni e Rani”. Un altro lancio “ha avuto per bersaglio la società anonima Bonavita” con case che “sono crollate in via Cobelli” mentre il palazzo vescovile ha avuto le “imposte divelte”. Mambelli fornisce anche informazioni sensoriali quando descrive lo “schianto formidabile”, nonché la “scossa sussultorea potente, seguita da un sordo rumore di tuono”. A proposito di rumori, nel Museo dei Mestieri e Professioni allestito e curato da Giovanni Severi a Vecchiazzano, si può ammirare – tra i 60mila oggetti – un raro esempio di sirena antiaerea (funzionante) di quel tempo. 

Inoltre, proseguendo nella cronaca di Mambelli “grosse bombe sono cadute in via delle Torri, una delle quali ha colpito in pieno il palazzo dell’Amministrazione provinciale, con precipitazione del tetto e la rovina dei saloni del consiglio e della biblioteca, il primo con soffitto dipinto dal Samoggia e da Annibale Gatti, nostro concittadino, il secondo con i grandi affreschi istoriati di Pompeo Randi”. Sempre lì a due passi risulta “crollato  il soffitto del teatro Apollo, distrutte le case Manoni e Fuzzi all’angolo di via Biondini”. Inoltre registra “danni gravi alla residenza municipale ove diversi uffici sono rimasti travolti”. Non solo: “Colpito il palazzo degli Statali con il crollo di muri interni, di soffitti e con squarci alla facciata”, qui si sono avuti morti e feriti “lungo la scala circolare prospiciente via delle Torri, per la caduta che hanno travolto impiegati ed impiegate”, tra le vittime si riscontra “Lina Zoli sorella del parroco di Villa San Giorgio”. Si dà colpa pure alla “balorda disposizione attribuita al capo ufficio catastale” che aveva sottovalutato l’allarme. Di conseguenza appaiono “fracassati i negozi sotto il portico dell’edificio con altri morti”.  

Le biciclette abbandonate, nel frattempo, vengono prelevate da “diversi militi” mentre “vigili del Fuoco” e la Protezione Civile specializzata nella protezione antiaerea (Unpa) “hanno subito rimosso le macerie” e “provveduto al trasporto dei feriti all’ospedale”. Il campanile di San Mercuriale “ha pietre scalfite fin oltre metà della sua altezza” invece sagrato e chiesa sono “maciullati” mentre resta intatto “il gruppo dell’Antelami: l’Adorazione dei Magi”. All’interno dell’abbazia è “precipitato un tratto del soffitto e del tetto” però risultano “perduti gli affreschi trecenteschi degli intradossi laterali e interni della facciata stessa”. Il chiostro è colpito “sulla fronte a destra” e “per alcune arcate prospicienti la piazza” sono “rovinate talune lunette con la storia dipinta di San Giovanni Gualberto”. Davanti a San Mercuriale, dunque, si notavano “cumuli di macerie”, “legnami”, “un viluppo di fili e ferri contorti” ma grazie al Cielo di quanti vi erano all’interno pare proprio che “nessuno sia rimasto offeso”. In seguito, affluirono in piazza “contadini, braccianti, sfollati” dalla campagna “a ricercare i loro cari per le strade, all’ospedale o fra i morti all’obitorio, taluni irriconoscibili”. Altre bombe esploderanno più tardi, per esempio quella “conficcatasi presso l’antenna d’angolo di fronte a San Mercuriale” scoppia alle 16.30: “Nuove rovine si sono prodotte alla facciata del palazzo delle Poste che appare dilaniata; tale è stata la violenza dello scoppio, che ha determinato il crollo del monumento ad Aurelio Saffi”. L’incursione “in cui molti credono di ravvisare una vendetta per le impiccagioni recenti”, rende i forlivesi “terrorizzati”, “incapaci a rendersi ragione di tanta mostruosità”. 

Interessante è pure un’altra voce, quella di don Alfredo Ghinassi, Rettore del Suffragio, che dalla chiesa all’inizio di corso della Repubblica trascrisse in diretta frammenti della seconda guerra mondiale. Il volumetto “Vista dal Suffragio” è stato pubblicato nel 2014 a cura di don Paolo Giuliani, nella ricorrenza dei settant’anni dai bombardamenti. 
Si legge che “alle 9.30” durante una messa celebrata da don Zaccarelli, “improvvisamente senza che neppure si avvertisse il rumore dell’avvicinarsi dei bombardieri, ci fu grande scotimento della chiesa con rottura di quasi tutti i vetri dei finestroni per lo sganciamento di numerose bombe proprio al centro della città”. La chiesa di San Mercuriale “è stata assai danneggiata nella facciata”. Si registrano “molti morti e feriti vicino al campanile, dentro al quale sempre si rifugiavano molte persone per salvarsi dai bombardamenti”. Tuttavia, in questo caso, “molte persone non hanno fatto in tempo a rifugiarsi per cui sono morte causa lo spostamento d’aria o per essere state colpite da schegge”. Fra le vittime si cita “don Livio Casadio, parroco di Branzolino” il quale “è stato sorpreso vicino alla gradinata di San Mercuriale ed ivi ha trovato la morte colla netta amputazione delle gambe e colla divisione del torace dal bacino”. 

Sempre secondo don Ghinassi il bombardamento “ha durato appena un minuto o due” e “si è riempita subito la chiesa di pulviscolo che ha perfino oscurato il sole”. Nonostante la caduta dei vetri, nessuno dei presenti a messa ha riscontrato ferite. Il sacerdote segna pure che è stata colpita “la fabbrica Bonavita” e “due case in via Cobelli” mentre “diverse bombe sono esplose più tardi”. Tra esse, quella “in piazza Saffi vicinissimo al monumento che è andato in frantumi” mentre ancora “di diverse altre si aspetta l’esplosione”. Tra cadaveri e macerie, si nota che “tutte le vetrine dei negozi di piazza sono andate in frantumi”. 

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