Un'allegrissima giornata triste

 In una Forlì spensierata, il 19 maggio 1897 si diffonde la notizia della morte di Antonio Fratti tra incredulità, desolazione e sbigottimento

Antonio Fratti

Il 19 maggio 1897 doveva essere una “allegrissima giornata per la nostra città” e “anche occasione di guadagno”: sarebbero arrivati “52 biciclisti (comprese due signore) che da Roma fanno una gita a Milano”. La cronaca di Filippo Guarini descrive una Forlì quasi in rosa, benché lasci da subito presagire che a breve si virerà verso colori più scuri. Eppure “il Comitato locale del Touring Club Ciclistico Italiano aveva preparato un pranzo all’Hotel Masini, e il Veloce Club Forlivese aveva disposto per una lieta bicchierata ai viaggiatori nella sua residenza”. Inoltre “Circa duecento dei nostri biciclisti dovevano andare loro incontro a Forlimpopoli, e il Municipio aveva ordinato che la Banda Cittadina suonasse in Piazza la sera”.

No, niente di tutto questo: ecco “un fulmine a ciel sereno”. Infatti, “giunge la nuova che il nostro deputato avv. Antonio Fratti è stato ucciso nella battaglia combattuta jeri a Domokos fra greci e turchi”. Non solo: “Si parla anche di molti altri morti e feriti italiani, fra i quali alcuni forlivesi”. Dal manoscritto traspare l’angoscia, l’incredulità, lo sbigottimento: “sulle prime la cosa par dubbia, e si telegrafa a Roma dal Prefetto, ma poi viene confermata con generale desolazione, e trepidanza specialmente dei genitori che hanno dei figli in Grecia”. Appaiono “alle 3 ½ pomeridiane” bandiere a lutto nei circoli, nelle case e si chiudono le scuole. “La gente gira per le strade, e compra con avidità i giornali che hanno poche notizie”. Nel pomeriggio, alle cinque “suona con funebri segni la Campana del Pubblico, e s’inalbera la bandiera a lutto sulla Torre, e al balcone del Palazzo Comunale: si chiudono tutte le botteghe, con cartelli sui quali è scritto lutto cittadino”.

Il giorno successivo si percepisce ancora tanto smarrimento: “chi dice che i turchi abbiano massacrato i volontari italiani e la legione straniera perché i greci al primo assalto sono fuggiti, chi sostiene che il telegramma che annunzia la morte di Fratti mandato da Ricciotti Garibaldi dicesse ferito e invece si sia scritto perito. Il Municipio doveva questa sera fare una adunanza Consigliare straordinaria per commemorarlo ma la sospende e rimette a domani, sperando che si sappia qualcosa di positivo”. Gli spettacoli sono sospesi, le scuole chiuse, la città è tappezzata di manifesti funebri ma “comincia dopo mezzogiorno a circolare la voce che Fratti non sia morto. Si formano nuovi capannelli di gente, dai giornali nulla si capisce”. Anzi, nei giornali si legge “la bella commemorazione che il presidente Zanardelli ha fatto alla Camera per la morte del deputato Fratti, dichiarando vacante il Collegio di Forlì”. E, dopo una lieve scossa di terremoto, “la sera viene un telegramma del ministro Rudinì”: il forlivese è defunto.

Ancora il 21 maggio “seguitano le incertezze sulla sorte dell’avv. Fratti”, infatti “I giornali non hanno notizie determinate, chi lo dice stamane gravemente ferito, chi salvo”. In seguito però “a mezzogiorno si sparge la nuova che un telegramma del Ministero ne confermi la morte. Poi il Municipio affigge il seguente telegramma da Atene: Sindaco di Forlì – Purtroppo vera morte caro Fratti. Non puossi ora trasportare salma. Tagliate comunicazioni. Gattorno”. Altri “funebri rintocchi” suonano dalla Torre Civica alle sei del pomeriggio mentre due ore dopo “nella gran sala del Palazzo Comunale ornata a lutto ha luogo un’adunanza straordinaria del Consiglio Comunale, dati a popolo numerosissimo”. In tale occasione “parla splendidamente il Sindaco” dichiarando di aver ricevuto un gran numero di “telegrammi di condoglianza” e “aggiunge che il ricupero della salma è difficilissimo, sapendosi che il corpo comandato da Ricciotti Garibaldi è circuito dai Turchi”.

Antonio Fratti è uno di quei personaggi risorgimentali cari ai forlivesi di un tempo, la cui memoria oggi è sbiadita come la maggior parte delle lapidi storiche che si trovano sulle facciate del centro di Forlì. Avvocato, letterato e pubblicista, combatté con Garibaldi nella III Guerra d’Indipendenza, poi a Mentana e a Digione. Repubblicano, sarà eletto deputato di Forlì una prima volta nel 1892 e una seconda volta a poco più di un mese dalla morte. Nel Diario Forlivese di Guarini, si legge che il 4 aprile 1897 “Dopopranzo nel prato interno del Foro Annonario ha luogo una Festa Popolare per celebrare l’elezione del Fratti, con invito ai suoi Elettori e ai capi repubblicani e socialisti; si balla, si beve, e s’innalza un gran Pallone, che si brucia in aria”. Venti giorni dopo, si trova: “Sono oggi partiti per Rimini una trentina di giovani repubblicani e socialisti; s’imbarcheranno in piroscafo che li porta con altri romagnoli a Corfù, per prendere parte alla guerra scoppiata fra la Grecia e la Turchia”. Saranno seguiti dal giovane deputato con la legione italiana condotta da Ricciotti Garibaldi ma a Domokos, in Tessaglia, troverà la morte durante uno scontro tra greci e ottomani il 17 maggio 1897.

La salma restò ancora qualche anno in Grecia: fece rientro a Forlì nel 1902, diretta al Pantheon del Cimitero Monumentale. Il 4 giugno 1897, intanto, “giungono da Brindisi i nostri forlivesi stati in Grecia, col generale Ricciotti Garibaldi, mentre egli altri che militavano in altre colonne sono tornati costì con grande affetto dai loro compagni, e dalle famiglie, che di alcuni non avevano notizie”. Tra tali reduci, il capitano Arduino Borini si distinguerà per aver portato con sé “la camicia bianca insanguinata di Fratti da regalare alla nostra Società Garibaldina repubblicana”. Come reliquia laica “molti la sera ne prendono dei pezzetti per ricordo”.

Il 22 agosto 1897, l’onorevole Giovanni Bovio tiene un discorso al Teatro Comunale in onore di Fratti: “è applaudito, sebbene elevatissimo e non capito dai più”. In platea e nei palchetti sono stipate ben quattromila persone, chiaro segno dell’attaccamento dei forlivesi al loro concittadino. L’iniziativa, proposta dal Circolo Mazzini, seguirà con un banchetto da 80 coperti alla presenza dei deputati: Bordari, De Andreis, Gattorno, Taroni e Valeri. Vi sono pure 105 associazioni repubblicane e socialiste con rispettive bandiere. Dopo pranzo, alle 15.30, viene inaugurata la lapide collocata sulla casa natale, la palazzina al numero 1 di via Giorgio Regnoli, tuttavia l’iscrizione pare “intricata” e non piace per la “nebulosità dei concetti”. Manca poi il berretto frigio, non apposto perché la Questura non vuole.

La giornata celebrativa, però, si chiude tra tinte fosche: “a notte inoltrata”, il diciottenne Giovanni Fabbri, “uno dei reduci di Grecia”, “ha una questione con un suo compagno Nicola Righini, macellajo, e ne riporta una gravissima coltellata al ventre”.

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